Sognavo questo momento da mesi, da quando ci eravamo incontrati a una mostra di architettura a Milano.
È stata la prima a parlarmi, la prima a mostrare interesse per i miei schizzi goffi, la prima a farmi sentire preso in considerazione.
Non ho mai capito veramente cosa la attraesse di me, ma la sua famiglia ha accettato la nostra relazione con sospettosa rapidità.
Nessun ostacolo, nessuna domanda. Solo un contratto di matrimonio, firmato con un sorriso.
Mentre le sfilavo il vestito dalle spalle, chiuse gli occhi.
Il suo corpo era indubbiamente bellissimo, ma fu solo quando abbassai le mani che notai qualcosa che mi fece rabbrividire.
Una lunga cicatrice irregolare gli attraversava l’addome fino allo stomaco.
Indietreggiai senza pensarci. Clara aprì gli occhi e la paura li riempì.
“Clara… cosa c’è che non va?”
Esitò prima di rispondere. Si coprì la testa con un lenzuolo, respirando a fatica.
“Hai promesso di non fare domande”, disse dolcemente.
“Non capisco proprio niente!” gridai, con il cuore che mi batteva forte. “Perché la tua famiglia…? Perché mi hanno fatto tutto questo?”
Mi guardò come se sapesse che quel momento avrebbe cambiato tutto.
“Perché avevano bisogno di qualcuno che mi sposasse”, mormorò. “E sapevano che non avresti detto di no.”
Il silenzio divenne insopportabile. Fuori, il lago lambiva dolcemente il pontile.
In quel momento capii: questa fortuna, questa villa, non era un premio.
Era il prezzo di un segreto. E io, contro la mia volontà, ne ero diventato il custode…
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